Giacomo Favretto (Venezia 1850-1887)

Lot 67
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Giacomo Favretto (Venezia 1850-1887)
In attesa degli sposi Olio su tavola (restauri) Firmato in basso a destra : GFAVRETTO Sul retro : G.FAVRETTO / VENEZIA / 1881 H_53 cm L_77 cm Provenienza : Arte e Antichità Gualtiero Cerruti, Milano, 1954 Questo pregevole dipinto, mai presentato a pubbliche esposizioni, ma già noto agli studi per essere stato visto e riconosciuto come autentico da Giuseppe Fiocco e Giovanni Mariacher negli anni '50 e pubblicato sulla monografia di G.Perocco-R.Trevisan (Giacomo Favretto, Umberto Allemandi, & C., Torino, 1986, n.103, pag.123, ill bn) permette di far luce sulle varie versioni di In attesa degli sposi, una delle composizioni più felici e riuscite dell'artista. Sono infatti tre le versioni autografe dei questo soggetto, una in Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma (olio su tela, cm 53 x 78, firmata in basso a destra G.FAVRETTO), una già raccolta Crespi di Milano (olio su tavola, cm 54 x 82, firmata in basso a destra G.FAVRETTO), e quella oggetto del presente studio. Il dipinto di Roma e quello già Crespi non presentano datazione, mentre il Nostro reca ancora evidenti sul retro tracce di una firma e data : G.FAVRETTO / VENEZIA / 1881. Favretto presenta un dipinto dal titolo In attesa degli sposi per la prima volta al Circolo Artistico Veneziano nel 1879 e poi all'esposizione milanese di Brera nel 1879 (Gallerie, n. 402). A Venezia il dipinto riceve grandi elogi : “Nella sala prima, quello che più ci piacque fu la tela di G. Favretto : In attesa degli sposi. Il soggetto consiste in una comitiva di popolane e di popolani, i quali stanno lì attendendo gli sposi che si suppone stiano per uscire da un sottoportico (la località è presa da Malcanton) per scendere sulla barca, che trovasi già alla riva per condurli alla chiesa, e poscia, a quanto si crede, anche al Municipio. L'assieme è stupendo. Architettura, prospettiva aerea, colore, pensiero, disposizione, movimento, tutto ci sembra indovinato. L'effetto generale è magnifico...[...] occupandoci per un momento dei particolari, vi trovammo delle bellezze di prim'ordine. Le pose di quelle popolane che stanno lì a curiosare o protendendo il capo, o collo sguardo fiso (sic) al punto di dove dovranno escire (sic) gli sposi, sono di una verità ammirabile e di un sapore goldoniano [...] Bravo Favretto ; quello è un quadro che deve essere caparra di opere stupende” (Prima Esposizione delle Opere d'Arte Moderna e d'Arte applicata all'Industria al Circolo Artistico Veneziano : Palazzo Mocenigo a San Benedetto (estate 1879), pp.10-11) Non è possibile dire con certezza quale versione sia stata presentata a Venezia, e se a Brera, a pochi mesi di distanza, e poi a Parigi nel 1880, sia stata presentata la stessa versione o una seconda. Fatto sta che la data 1881 apposta sul retro della versione qui presentata, certamente indica che a Venezia e Brera nel 1879, e a Parigi nel 1880 vennero presentate la versione già Crespi e/o quella oggi in Galleria nazionale d'Arte Moderna a Roma. Le prime due versioni sono infatti concepite in un unicum, certamente a brevissima distanza una dall'altra, come dimostrano lo stesso sentore, lo stesso ductus cromatico e pittorico, e la quasi identica composizione sia nell'impaginato (quella Crespi è leggermente più ariosa e aperta sui lati), che nella disposizione delle figure. Il dipinto oggetto del nostro studio è invece una terza versione di poco posteriore, databile al 1881, come indicato sul retro, e costituisce il completamento del lavoro su questo tema dell'artista, che intende ancora studiarlo e rielaborarlo. Lo stesso Giovanni Mariacher, già direttore dei Civici Musei Veneziani, in una lettera a Giuseppe Fiocco, indagava il possibile ordine delle varie versioni seguendo il criterio della cronologia della numerazione veneziana degli edifici rappresentati nel dipinto : “l'edizione di Roma (e quindi anche quella Crespi) dovrebbero essere la prima in ordine di tempo. Come dimostra il mutamento nei numeri anagrafici, dove il solo conservato è il 2232, questa nuova edizione dovrebbe essere posteriore, sia pure di poco. [...] Come è noto la numerazione veneziana, essendo ordinata per blocchi di edifici, subisce facilmente dei mutamenti, in conseguenza di demolizioni o anche minime varianti, aumenti nel numero delle porte, etc.” Sono numerose le piccole varianti, soprattutto evidenti nella disposizione dei personaggi, che indicano la volontà di Favretto di tornare su un tema a lui caro, con un lavoro di cesello finalizzato a perfezionare ed equilibrare la composizione. E cosi, solo per fare alcuni esempi, il barcaiolo al centro ha un remo in diagonale, che riempie uno spazio eccessivamente vuoto nelle altre due composizioni, il gruppo al centro ha una disposizione più gentile in alcune figure, e i personaggi sulla destra sono completamente cambiati, articolando maggiormente quella porzione compositiva con il particolare della mano della bambina appoggiata al muretto, presentata
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